V di Pasqua B

Domenica della Confermazione

28 aprile 2024

 

Dio onnipotente ed eterno, porta a compimento in noi il mistero pasquale, perché quanti ti sei degnato di rinnovare nel Battesimo, con il tuo paterno aiuto portino frutti abbondanti. Sono queste le parole dell’orazione iniziale della celebrazione di questa domenica. Nella preghiera si fa riferimento al Battesimo nel quale siamo nati a vita nuova, ma nello stesso momento si chiede a Dio che, con il suo aiuto paterno, quanti sono rigenerati dal Battesimo siano capaci di portare frutti abbondanti. L’aiuto di Dio non è altro che lo Spirito che il Risorto offre a noi, come l’ha offerto la sera di Pasqua ai suoi apostoli; è lo Spirito che procede dal Padre e dal Figlio a confermare i figli di Dio in quella fede che con il Battesimo è stata posta in loro; è lo Spirito che permette ai figli di Dio di portare buoni frutti e questo ce lo ribadisce Gesù, quando dice: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto». E aggiunge: «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». L’esempio di Paolo e Barnaba l’abbiamo ascoltato: dopo essere stato un grande persecutore dei primi cristiani, Paolo si converte per grazia di Dio e contemplando il Signore risorto che gli è apparso sulla via di Damasco; questo agli occhi degli altri apostoli pareva cosa molto strana, tanto da non credere a questa faccenda testimoniata anche da Barnaba. Paolo, però, non si tira indietro di fronte alla diffidenza degli altri, ma continua ad annunciare quel Vangelo che Cristo stesso gli ha affidato e continuerà a farlo fino alla testimonianza suprema del martirio nella città di Roma. A noi non è certamente chiesto nulla di simile, non è richiesto il sangue, ma la testimonianza sì. Chi è il testimone se non colui che ha ricevuto il Vangelo e non lo tiene per sé, ma lo dona agli altri attraverso la testimonianza viva, portando frutti maturi di una vita santa? Sarà lo stesso Paolo nella lettera ai Galati a declinare quali sono i frutti che provengono dallo Spirito e li individua in questi: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5,22).

Il Sacramento della Confermazione o della Cresima non è altro che il sacramento attraverso il quale lo Spirito sigilla in noi il dono di fede donatoci nel Battesimo, una fede che, divenuta adulta, è capace di rendere testimonianza a Cristo e al Vangelo attraverso quei buoni frutti che lo Spirito stesso fa crescere in noi. Lo Spirito Santo ci mette in subbuglio, fa sussultare in noi quella fede che ci apre alla carità verso gli altri mediante questi frutti che genera in noi: l’amore che, donandosi, vince i dissensi e gli egoismi; la pace che trionfa sulle inimicizie e le divisioni; la pazienza che sopprime la discordia; la benevolenza che supera gelosia e fazioni; la bontà che sconfigge le invidie; la fedeltà che distrugge l’idolatria e l’impurità; la mitezza che schiaccia l’arroganza e la presunzione; il dominio di sé che ci impone di lavorare su noi stessi per non cadere nelle ubriachezze di ogni tipo che rendono la vita assuefatta e vuota di senso.

Da dove provengono questi buoni frutti di vita eterna? Dallo Spirito, certamente, se lasciamo che, come in Maria ed Elisabetta, sussulti in noi con la sapienza, per imparare a misurare ogni gesto con il metro dell’amore di Dio, con la sua bontà e la sua tenerezza di Padre; se lasciamo che ci faccia sussultare nell’intelletto, per capire chi è Dio e quanto è grande il suo amore per noi; se sussultiamo per lo Spirito del consiglio perché, tra le tante proposte di ogni giorno, possiamo scegliere ciò che piace a Dio; se a motivo della fortezza, sussultiamo per vivere le grandi scelte della vita, come figli di Dio e fratelli di Gesù; se il cuore sussulta di scienza, per guardare la vita e tutto ciò che ci circonda con gli occhi stessi di Dio e riconoscere la sua presenza d’amore in ogni cosa; se con pietà, sappiamo orientare il nostro cuore e tutta la nostra vita verso l’amore di Dio che ci dà la vera gioia, facendo sussultare il prossimo non solo di gioia, ma anche d’amore e di entusiasmo, soprattutto quando la vita del fratello, nostro prossimo, non gliene ha dato la possibilità. E, infine, lo Spirito, attraverso il timor di Dio, ci fa sentire la sua presenza piena di tenerezza, vivendo come suoi veri amici.

Ecco: questi sono i frutti che vengono prodotti dai doni dello Spirito, quegli stessi frutti che Gesù si aspetta da noi per diffondere in tutto il mondo il buon aroma del crisma, l’aroma del Vangelo che con la nostra testimonianza di cristiani adulti e maturi raggiunge ogni luogo della terra, ogni luogo nel quale viviamo.