XI del tempo ordinario B

16 giugno 2024

 

Gesù senza parabole non parlava; oggi senza parabole non si vede la televisione.

È un segno dei tempi: ci sono parabole e parabole. Parabole da ascoltare e parabole per vedere; parabole che ci parlano del regno dei cieli e parabole che ci mostrano il regno della terra; parabole che ci insegnano messaggi importanti e quanto mai attuali e parabole che fan vedere messaggi pubblicitari a cui diamo fin troppa importanza; parabole che gratuitamente ci spiegano il senso della vita e parabole che, a pagamento, ci fanno apprendere il brutto senso della vita di oggi.

Ci sono anche le parabole matematiche che servono per calcolare i valori ascendenti o discendenti delle variabili. Sono negli schemi mentali di chi calcola tutto ossessivamente, di chi ingabbia tra un’ascissa e un’ordinata anche le proprie relazioni, di chi vede nell’altro una minaccia alla propria libertà o non si fida perché teme il suo giudizio, un giudizio che non esiste, ma che il matematico deve inventarsi perché troppo schematico e senza schemi non esistonovalori, secondo il suo modo di pensare. Sono parabole che forniscono all’uomo dati precisi, ma non possono fornirgli il grande valore della vita che Dio dona all’uomo, quando questa è spesa al meglio. È un valore positivo incalcolabile.

A ognuno, dunque, la sua parabola, quella che più preferisce, quella a cui più dar retta, quella che più soddisfa la propria esistenza.

Gesù ci fa comprendere tutto questo con la parabola del granello di senape, il profeta Ezechiele con la visione dell’albero maestoso di cedro e l’apostolo Paolo con il discorso del nostro corpo.

Se il granello di senape è il più piccolo di tutti i semi, tanto da non essere visto ad occhio nudo se non si possiede una vista perfetta e, germogliando, diventa il più grande di tutte le piante, così il cedro – albero maestoso del Libano che fornisce legno pregiato con il quale si sono rivestite regge e il tempio di Gerusalemme – prima di crescere e diventare un grande albero, è stato un semplice ramoscello. Il corpo, pur votato alla morte e al disfacimento della tomba, è l’habitus nel quale dimora lo Spirito di Dio che,se accolto e ascoltato, porta a compiere il bene, diversamente ad essere inclini al male.

Tutto questo per dire che siamo poca cosa davanti al Signore, anche se molte volte ci crediamo forti come un albero di senape, maestosi come un cedro e con un corpo da fare invidia a molti. In realtà ciò che conta non è quello che pensiamo o vogliamo essere di fronte agli altri, ma ciò che siamo davanti al Signore, ricordandoci che più siamo piccoli, più siamo semplici, più siamo umili, più siamo amati da Dio e abitati da Dio. È dentro questa piccolezza che si manifesta la parola di Dio, perché è il Signore che fa crescere in noi quelle cose semplici e meravigliose da trasformare le nostre persone in un disegno divino magnifico. Se è vero che il granello di senape, pur essendo il più piccolo, diventa il più grande albero, allora nella piccolezza del nostro cuore si conserva ciò che di buono il Signore semina in noi e che Egli farà germogliare: non sarà grandioso agli occhi del mondo che vede tutto e solo attraverso parabole alle quali collegare i mezzi di comunicazione, ma sarà grande e importante agli occhi di chi cerca di vedere con gli occhi di Dio; e chi guarda con gli occhi di Dio saprà vedere in noi anche un granello di senape tra le erbacce di questo mondo in cui viviamo. Non ci sono calcoli da fare: solo chi ha lo sguardo di Dio vede Dio presente nel mondo.

Gli occhi di Dio si riflettono negli occhi della bella gente, della brava gente: che belle sono le persone che non si montano la testa, che non camminano con la puzza sotto il naso dandositante arie, che quando si incontrano sorridono e quando sorridono lo fanno per cose semplici. Che belle sono le persone che riflettono il volto di Dio, un Dio che disperde i superbi e rovescia i potenti dai troni, innalza gli umili e ricolma di beni gli affamati, un Dio che rimanda i ricchi a mani vuote e soccorre il suo popolo ricordandosi della sua misericordia. Che bello il nostro Dio!Lo si incontra per strada, nelle persone vestite di tenerezza, con lo sguardo buono e semplice. Che bello il nostro Dio che ha fatto belle queste persone! Mi dispiace per quelle che erano belle, ma sono diventate brutte per aver scelto la superbia, l’arroganza, l’odio, la presunzione, ilpotere. Probabilmente sono state troppo collegate alle parabole di questo mondo ormai tuttovirtuale, dimenticando le vere parabole, quelle di Gesù, che donano bellezza, tra l’altro senza canone da pagare.