III di Pasqua B

Domenica della Riconciliazione

14 aprile 2024

 

Cristo è morto per i nostri peccati: questa espressione che spesso utilizziamo merita una piccola riflessione da parte nostra. Possiamo infatti intendere che Cristo è morto a causa dei nostri peccati, così come è morto perché i nostri peccati fossero espiati. Il primo modo di intendere questa realtà ci permette di comprendere come Cristo sia morto a motivo del rifiuto dell’uomo – perché questo si intende quando si parla di peccato – un rifiuto che si è manifestato nella persona dei Giudei che non hanno riconosciuto in Cristo il Messia, come Pietro stesso denuncia apertamente a tutto il popolo, dicendo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni». Oggi potremmo chiederci: cosa c’entriamo noi con la morte di Cristo avvenuta quasi duemila anni fa? Che colpa ne abbiamo noi se quelli, rifiutandolo, l’hanno messo in croce? In realtà anche oggi il nostro mondo, proprio come allora, continua a mettere in croce il Signore; proprio perché Egli, risorto, continua a vivere, continua ad essere crocifisso dai peccati dell’uomo che non smette di rifiutarlo, di bestemmiarlo, di schernire i cristiani prendendo in giro anche ciò che c’è di più sacro, per non parlare poi dell’indifferenza verso il Signore, indifferenza che dilaga: eppure molti di questi indifferenti si dicono cristiani.

Risuscitando Cristo, Dio concede anche a noi la possibilità della risurrezione e questo ce lo ribadisce ancora l’apostolo Pietro, dicendo: «Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati». Ecco dove sta la possibilità della risurrezione: nel pentimento e nella conversione dei peccati. Se infatti nel Battesimo siamo stati liberati dal peccato originale dovuto alla nostra condizione mortale, ciò non ha impedito che fossimo preservati dal peccare. Infatti ogni giorno si presenta davanti a noi la possibilità di cadere nel peccato, ma è anche vero che ogni giorno ci viene data la possibilità di una nuova rinascita dopo il Battesimo e questa nuova rinascita si chiama conversione, che si rende attuale nel sacramento della Confessione. Ciò che Pietro ci ha ricordato stimolandoci a cambiare direzione (con-versione) non avviene una volta per tutte o una volta per sempre. Questo è il pensiero di oggi, di noi che ci siamo allontanati dal sacramento del perdono come se, vissuto una volta da bambini, non serva più pentirsi, o convertirsi. Ciò è avvenuto anche per i cambiamenti di mentalità: si è passati dal “tutto è peccato” – come ricorda ancora oggi qualche persona anziana – al “niente è peccato”, perché ciò che ognuno compie è sottoposto al proprio giudizio, per cui ognuno è giudice di se stesso, divenendo così capaci di assolvere ciascuno i propri peccati oppure, ritenendo giusta ogni cosa, è inutile parlare di peccato.

La Confessione, in realtà, permette di riconoscere i propri errori e riconoscendoli ci permette di pentirci, ma allo stesso tempo di morire a noi stessi per risorgere, mediante il perdono, a vita nuova. Ciò che Gesù Cristo ha sperimentato sulla propria pelle, noi lo sperimentiamo nel nostro animo. Quando Pietro afferma: Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti, ci sta dicendo che, come Dio ha risuscitato Gesù dai morti, ha il potere di far risorgere anche noi non solo dalla morte corporale, ma anche dalla morte del nostro cuore soffocato dai nostri peccati.

Accogliamo dunque con un sussulto del cuore la gioia di sentirci perdonati, perché questo ci dice Cristo Risorto: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Siamo testimoni dell’amore misericordioso del Padre che non ci perdona una, due, tre volte, ma sempre, ogni volta che ci pentiamo e ritorniamo a Lui per rialzarci; non dimentichiamolo: il verbo alzarsi significa proprio risorgere. Alziamoci, dunque, e in fretta sussultiamo per il perdono che ci è donato; alziamoci e risorgiamo, perché questo ci è dato nel sacramento della Confessione; alziamoci e risorgiamo in fretta perché solo sentendoci amati e perdonati da Dio sapremo sussultare di gioia nel perdonarci a vicenda con misericordia e carità vera, perché la carità autentica non esclude il perdono, anzi, lo cerca, lo desidera, lo offre senza misura, proprio come lo dona Dio ad ogni uomo.