Corpus Domini

18 aprile 2024

 

Chi è e cosa fa il sacerdote? È colui che con il salmista dice: Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Perché alzare il calice e invocare il nome del Signore? Perché prima di tutto si chiede: Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto? Come non pensare alle parole di Maria, che dopo aver incontrato Elisabetta ha sussultato di gioia insieme a lei e al bambino che portava in grembo e ha trasalito di gioia con le parole che la Chiesa ha adottato nella preghiera ogni sera, quando il sole tramonta e il giorno volge al termine. Sono le parole che ogni cristiano è chiamato a pronunciare per rendere grazie al Signore per ogni dono ricevuto, per ogni persona incontrata, per ogni gesto di bontà accolto o donato.

L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: queste parole esprimono la grandezza che Maria vuole attribuire al suo e nostro Dio, un Dio che si incarna nella storia dell’uomo e non lo fa solo attraverso un corpo mortale, ma anche eucaristico. Egli stesso, nell’ultima cena, prima di lasciare questo mondo, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Cristo risorto resta sempre con noi proprio nel sacrificio eucaristico, per il quale il profeta nel salmo disse: A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore.

Il sacerdote dunque è colui che offre a Dio il sacrificio del ringraziamento – eucaristia significa proprio rendimento di grazie – e come Maria magnifica il Signore per le grandi opere che lui ha compiuto, compie e compirà ogni giorno nella vita dell’uomo. Sta a noi, come Maria, vedere le opere di Dio per magnificarlo, per offrirgli la giusta lode e il giusto ringraziamento a colui che ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Il Signore è colui che ribalta la mentalità dell’uomo, la mentalità egoistica dell’umanità, la superbia dei ricchi e dei potenti esaltando l’umile e il semplice. Solo chi vede Dio con gli occhi di Maria saprà offrire al Signore la propria vita come l’ha offerta Lui nell’eucaristia e solo chi sa farsi dono per gli altri comprenderà la grandezza di Dio nella grandezza della propria carità autentica.

Il sacerdote è colui che magnifica Dio perché le sue umili e semplici mani possono stringere il Signore che si fa pane per sfamare l’umanità affamata di Dio, l’umanità che pensa di trovare nelle cose terrene e nel potere la propria gloria, dimenticando che tutto passa, ma solo chi è di Dio rimane, come Dio stesso aveva promesso al suo servo, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Tutti, non dimentichiamolo, partecipiamo del sacerdozio di Cristo e per questo tutti siamo chiamati ad offrire a lui la lode, il nostro Magnificat e la nostra vita, perché egli la trasformi in offerta a lui gradita per la salvezza del mondo, un mondo che ha bisogno della vita di tutti, della preghiera di tutti, della carità di tutti che ci apre all’uomo così oppresso e sfinito, così turbato e massacrato, così solo e abbandonato all’indifferenza. Viviamo la nostra dignità sacerdotale come offerta, lasciando sì al sacerdote il ministero di celebrare, di offrire il sacrificio, unendoci però alla sua azione, per divenire noi stessi quell’offerta per i fratelli che pian piano cambierà anche l’umanità intera. E preghiamo intensamente, perché nella Chiesa e nel mondo ci siano ancora sacerdoti ordinati a celebrare i santi misteri, quelli che magnificano Dio e lo rendono presente nell’esistenza dell’uomo bisognoso dell’amore di Dio, incarnato in Cristo e incarnato nei Cristi, in noi consacrati a Lui.