VII di Pasqua A
Ascensione del Signore
Domenica dell'Unzione dei malati
28 maggio 2017
“Egli si mostrò ad essi vivo”, scrive Luca negli Atti degli apostoli. Cristo risorto è vivo e ascendendo al cielo, non lascia certamente la terra. Egli stesso lo ha detto ai suoi che lo hanno accompagnato sul monte per congedarlo da questo mondo. Egli stesso ha detto loro: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi». È lo Spirito del Risorto che non ci abbandona, perché procede dal Padre e dal Figlio e viene donato a noi perché possiamo sentire quella presenza che mai ci abbandona. «Ecco – dice Gesù – io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo». È con noi Cristo: ma quanto avvertiamo la sua presenza? Forse siamo anche noi come i suoi apostoli che, giunti sul monte, iniziarono a dubitare di Lui? Forse anche noi cerchiamo una presenza tangibile perché non riusciamo a percepire la sua presenza spirituale? Perché questo? Siamo umani, d'accordo, e cerchiamo le cose terrene, vogliamo vedere e toccare con mano, come avvenne per Tommaso o per i due di Emmaus che non credevano alla sua risurrezione fino a quando lo riconobbero nello spezzare il pane. Forse siamo anche noi come loro perché troppo offuscati dalle tante cose da fare e non ci prendiamo un po' di tempo per la preghiera personale e l'adorazione eucaristica, la lettura della Bibbia e la meditazione della Parola di Dio. Non solo. Facciamo fatica a credere perché il mondo ci porta a pensare che il Signore ci abbia abbandonato nelle mani dei violenti, degli assassini, dei terroristi e ci viene da chiedergli: «Signore, ma dove sono le tue promesse di un tempo, quando dicesti ai tuoi che saresti stato con loro tutti i giorni fino alla fine del mondo? Dove sei se concedi agli uomini di essere così cattivi tanto da sterminare piano l'umanità come già avvenuto in passato e come avviene oggi attraverso le cosche mafiose, i terroristi, i violenti? Dove sei Signore? Dall'alto stai solo a guardare?». La nostra incredulità però non si ferma solo davanti a queste stragi che hanno insanguinato e insanguinano la storia. I nostri dubbi emergono anche di fronte alla sofferenza, quando siamo in presenza di malattie gravi che colpiscono le persone a noi care e ancor di più quando queste colpiscono bambini o giovani. Ma il Signore che non smentisce la sua promessa, attraverso i sacramenti che celebriamo vuole ancor di più sottolineare la sua presenza. Non ci ha detto infatti che credendo in lui la vita ci avrebbe riservato solo momenti facili, ma ci ha detto che ricevendo la forza dello Spirito gli saremmo stati testimoni fino agli estremi confini della terra, partendo dalle nostre case, dalle nostre comunità, dalla nostra Gerusalemme. E cosa significa questo se non che Egli, restando con noi attraverso la presenza dello Spirito, ci avrebbe permesso di superare questi momenti rendendolo presente anche là dove il male sembra prevalere, restituendogli quella testimonianza che Lui si aspetta da noi suoi discepoli oggi. E oggi, ricordando e celebrando il sacramento dell'Unzione dei malati, Egli vuole rivelarsi come il Consolatore, come colui che non ci lascia soli nei momenti di sconforto o di fatica spirituale che la malattia fisica o l'anzianità ci danno di sperimentare. Ecco perché non possiamo fermarci a un piano umano, come inizialmente gli apostoli hanno fatto. Egli si era definito medico non dei corpi, ma dello spirito. Guarendo molti malati ci ha voluto mostrare la potenza di Dio che ancora oggi viene a noi, ma non per farci credere in Lui solo se compie qualche miracolo come allora, ma per credere che davvero Lui è con noi sempre, per sostenerci nella prova e nelle prove che la vita purtroppo ci riserva. Sarebbe troppo facile credere e seguire uno che ci sistema le cose umane e fisiche. Ci chiede invece di non fermarci a quelle, ma di gustare la sua presenza ben oltre le nostre limitazioni umane e corporali. Chiediamo, dunque, al Signore che donandoci lo Spirito Santo nei Sacramenti che celebriamo, possiamo rafforzare la nostra fede e la nostra speranza in Lui che con la sua presenza ci aiuta a vincere il male là dove possiamo vincerlo, ci aiuta a consolare quanti sono nell'affanno e a superare momenti di difficoltà dove c'è sofferenza fisica e spirituale. Allora sì comprenderemo la sua promessa fatta mentre si stava elevando al cielo: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo».