XV del tempo ordinario C
14 luglio 2019
Fino a che si tratta di dire di amare il prossimo va bene. Ma in realtà «chi è il mio prossimo?». Il Signore non ci chiede la teoria, come a un esame di patente e non ci interroga come a scuola sul concetto di amore. Egli vuole andare al concreto e ci dice che l'amore non è un sentimento astratto, ma reale. Ciò che Gesù insegna è la sua vita stessa, donata a noi e all'umanità intera solo per amore. È la nuova legge dell'amore, quella non fatta di tante teorie, ma di fatti. Non si limita Gesù all'antica legge che Dio consegnò a Mosè per il suo popolo: «Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima». Gesù va oltre, ma non come il levita e il sacerdote della parabola. Accanto all'amore sacrosanto per Dio, egli impone l'amore per il prossimo come necessario. Egli stesso infatti sostiene che non si può amare Dio se non si ama il prossimo. Spiegato in modo forse un po' semplice potremmo dire che l'amore per Dio si incarna nell'amore per il prossimo; o forse in modo un po' banale possiamo sostenere che l'amore per Dio che sembra astratto, ma in realtà è concreto quando la nostra lode nella preghiera quotidiana e nella partecipazione all'eucaristia sono autentiche, diventa tangibile nell'amore verso il prossimo. Questo comandamento che Cristo ci dona diventa più impegnativo di quello che Dio aveva dato al suo popolo per bocca di Mosè. Tuttavia ciò che Mosè aveva pronunciato davanti al popolo di Dio vale anche per noi oggi: «Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica». Insomma, il comandamento dell'amore è impegnativo: non basta dire di amare Dio e sentirsi apposto. Anche perché l'amore per Dio non è fatto solo di preghiere e partecipazione alla Messa per tradizione: occorre parteciparvi col cuore, con la mente, con le nostre forze. Chi prende parte alla Messa solo per abitudine o prega più volte al giorno solo per tradizione non ama Dio, ma la tradizione. Perché questo non avvenga, Gesù ci ha detto che per amare veramente Dio occorre che quanto viviamo nella preghiera e nella partecipazione alla Messa si attui nella vita concreta, attraverso l'amore concreto verso il prossimo. Forse allora la domanda non è solo «chi è il mio prossimo?», bensì: cosa significa amarlo? Navigando sui social trovo queste piccole perle di verità: “Le persone dicono «Ti amo» in modi diversi: allacciati la cintura; copriti; dormi un po'; lavo io i piatti; quando arrivi chiamami; prendi il giubbino; sono partito, aspettami. E non c'è niente di prezioso di queste semplici parole. Amate non solo a parole, amate con i fatti”. E la “predica” può finire qui.