III di Quaresima A

12 marzo 2023

 

Nella donna Samaritana che va al pozzo per attingere acqua, ritroviamo la controfigura dell’uomo assetato di Verità e desideroso di dissetarsi di Dio. Questa sete, che spesso non si manifesta, è dentro ciascuno. Eppure il nostro corpo senza acqua non può stare, soprattutto dopo uno sforzo, dopo una pedalata. A volte pensiamo di non aver sete di Dio, che è la Verità, fino a quando arrivano momenti e situazioni nelle quali questo bisogno di Dio si fa vivo, come viva si fa la sete dopo ogni attività fisica. La Samaritana esprime questa sete di Dio: lei è la donna dalle mille relazioni, la donna di nessuno, la donna che sa badare a se stessa, la donna di facili costumi, la donna che è immagine dell’umanità indipendentista, ma bisognosa di Verità, bisognosa di Dio. Cerca dell’acqua, la donna, e trova Cristo; cerca l’acqua per dissetarsi e trova Colui che le dice: «Dammi da bere»; cerca una relazione fisica e trova quella spirituale che la porta a pronunciare parole di preghiera: «Signore, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».  È così: desideriamo solo ciò che è apparenza, ciò che i nostri impulsi fisici e passionali sembrano bramare e successivamente ci riscopriamo solo bisognosi di Verità, solo bisognosi di Dio. Se non crediamo che sia così, ci basterà salire su una bicicletta, o una cyclette, e iniziare a pedalare, pedalare, pedalare. Sentiremo lavorare dentro di noi le cosce, giungendo quasi a farci male, ma il desiderio di arrivare al traguardo è più grande di un dolore. E più si macinano chilometri, più sale il bisogno di dissetarci, il desiderio di bere, il desiderio di donare al nostro corpo quei sali minerali persi con lo sforzo: ne abbiamo bisogno, per non schiattare a terra.

Dentro la cornice della storia di Simone Weil, ragazza e filosofa ebrea dell’inizio del Novecento, c’è la ricerca costante, assidua e quasi testarda della Verità. È spinta, come su una bicicletta, da questo desiderio di Verità. Ancora adolescente, dopo un periodo di profonda angoscia, scrive lei stessa: “Se noi cerchiamo assiduamente la Verità e la sappiamo desiderare con la parte più profonda di noi, Essa non si negherà, ma si lascerà trovare”. E qual è questa Verità che cerchiamo? Come si chiama? Questa Verità della quale siamo assetati è il Regno di Dio. Per questo Gesù ci ha insegnato: «Quando pregate dite: Padre nostro, venga il tuo regno». E come fare a trovare quel regno che senza accorgercene desideriamo, tanto quanto la Samaritana desiderava Dio? Proviamo a portare alla nostra attenzione il cuore del dialogo tra Gesù e quella donna: «Signore, – le dice la samaritana – vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

Come non avvertire tutta la sete di Dio che si manifesta ogni volta che apertamente o nel cuore cerchiamo il Padre, desideriamo il suo amore, cerchiamo il suo affetto e vogliamo che Egli ci custodisca? E allora non ci resta che invocarlo nella preghiera non solo nel momento del bisogno, quando l’acqua ci arriva alla gola, ma quando abbiamo bisogno della sua acqua per continuare la pedalata della fede, l’acqua della sua Parola che troviamo nella Scrittura, l’acqua che ci da forza e che troviamo nell’Eucaristia, l’acqua che viene dal suo Spirito e che disseta il nostro spirito. Il Padre che noi cerchiamo non può che spingerci a continuare la nostra pedalata, come fa ogni preparatore atletico del ciclismo, per cercare, cercare, cercare il traguardo e trovare il Regno di Dio nella nostra vita, per trovare Dio nella nostra esistenza. E Dio c’è ed è lì: proprio quando meno ce l’aspettiamo, Egli si fa trovare, perché Lui è la Verità: Simone Weil pronunciava le parole del Padre nostro con attenzione totale, sostenendo che: “Se mentre lo recito la mia attenzione si svia o si assopisce, anche solo un poco, ricomincio daccapo sino a quando non arrivo ad una attenzione assolutamente pura”. E allora pedaliamo senza distrarci, per non perdere quell’adrenalina spirituale che ci porta al traguardo. E quando avvertiremo che la sete si fa sentire è perché la nostra fede ci sta portando a pregare per chiedere che il Regno del Padre sia in mezzo a noi, per chiedere a Dio di sostenerci nella ricerca della vera gioia, non quella effimera della vittoria, o come quella che cercava la Samaritana nelle sue banali passionalità, ma la gioia che viene da Dio e che sola dona vita e vigore alla nostra esistenza mediante la fede.