VI di Pasqua B

Domenica del matrimonio

5 maggio 2024

 

Nel corso dei secoli, grandi pensatori, filosofi e teologi, si sono scervellati per dare una definizione di Dio; nel Catechismo della Chiesa cattolica troviamo scritto: Dio è l'Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra. In realtà la definizione più bella e più semplice di Dio la troviamo nella prima lettera dell’apostolo Giovanni: Dio è amore. Non ci sono parole più belle e più vere per definire Dio, la sua paternità nei confronti dell’uomo, il suo essere relazione pura.

Se troviamo difficile definire l’amore, poiché sembra essere un sentimento tanto astratto da faticare anche a comprenderlo oltre che a spiegarlo, ci basti guardare a una coppia di sposi che non solo si sono dichiarati amore eterno, ma l’hanno incarnato nella loro stessa vita, senza sdolcinature, nelle storie quotidiane, fatte di apprezzamenti, di sostegni, di attenzioni, ma anche di qualche litigio o incomprensione. L’amore dunque non è tanto quello rappresentato dalla pubblicità nel periodo di San Valentino, ma è ciò che tiene insieme le persone al di là di tutto e questo amore non è qualcosa di indefinito, ma ha un nome ben preciso: Dio.

Dio è Padre e come ogni padre ama i suoi figli più di se stesso; Dio è nostro Padre e per questo dona a noi quello stesso Spirito che ci permette di vivere ciò che Lui è, ovvero l’amore. Lo Spirito dunque scende in noi facendo scorrere nella nostra essenza lo stesso amore di Dio, lo stesso amore che è Dio.

Papa Francesco, parlando della vita matrimoniale, si è espresso così: «La famiglia cristiana sta attraversando in questo cambiamento d’epoca una vera e propria “tempesta culturale” e si trova minacciata e tentata su vari fronti. Custodire il matrimonio, infatti, significa custodire una famiglia intera, significa salvare tutte le relazioni che dal matrimonio sono generate: l’amore tra gli sposi, tra genitori e figli, tra nonni e nipoti; significa salvare quella testimonianza di un amore possibile e per sempre, nel quale i giovani faticano a credere. I bambini, infatti, hanno bisogno di ricevere dai genitori la certezza che Dio li ha creati per amore, e che un giorno anche loro potranno amare e sentirsi amati come hanno fatto mamma e papà. Siate certi che il seme dell’amore, deposto nel loro cuore dai genitori, prima o poi germoglierà. Vedo una grande urgenza oggi nel mondo: aiutare i giovani a scoprire che il matrimonio cristiano è una vocazione, una chiamata specifica che Dio rivolge a un uomo e a una donna perché possano realizzarsi in pienezza facendosi generativi, diventando padre e madre, e portando la Grazia del loro Sacramento nel mondo. Questa Grazia è l’amore di Cristo unito a quello degli sposi, la sua presenza tra loro, è la fedeltà di Dio al loro amore: è Lui che dà loro la forza di crescere insieme ogni giorno e di rimanere uniti. Oggi si pensa che la buona riuscita di un matrimonio dipenda solo dalla forza di volontà delle persone. Non è così. Se fosse così sarebbe un peso, un giogo posto sulle spalle di due povere creature. Il matrimonio invece è un “passo a tre”, in cui la presenza di Cristo tra gli sposi rende possibile il cammino, e il giogo si trasforma in un gioco di sguardi: sguardo tra i due sposi, sguardo tra gli sposi e Cristo. Una partita che dura tutta la vita, in cui si vince insieme se ci si prende cura della propria relazione, se la si custodisce come un tesoro prezioso, aiutandosi a vicenda ad attraversare ogni giorno, anche la vita coniugale». (Udienza ai Responsabili Internazionali del “Movimento Équipes Notre-Dame”, 4 maggio 2024)

Come possiamo conoscere Dio e comprendere che Egli ha messo in noi lo Spirito dell’amore? È ancora l’apostolo a suggerirci la risposta: Chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di  lui.

Il Padre manifesta il suo amore nel Figlio Gesù Cristo, dal quale possiamo solo che apprendere l’amore e l’arte di amare: dare la vita per i fratelli è la concretizzazione dell’amore, lo stesso che risplende nelle coppie di sposi che oggi ricordano un particolare anniversario di matrimonio o più semplicemente rinnovano ogni giorno l’amore vicendevole. Negli sposi abita la presenza di Dio, perché abita l’amore e se dovessimo avere dubbi sull’amore, ci basterà guardare alle coppie più anziane che, malgrado i periodi difficili vissuti e la diversa mentalità nel rapporto uomo-donna, hanno mantenuta salda la loro relazione e in essa non possiamo far altro che vedere la fedeltà del Figlio di Dio verso la sua sposa: l’umanità intera. È Cristo stesso che ci dice: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici».

Il matrimonio non è certamente l’habitat perfetto dove tutto va a gonfie vele, ma è proprio nelle difficoltà che l’amore trova la sua massima espressione quando, mettendo in pratica il comandamento di Dio Padre espresso a noi nel Figlio Gesù, ci si dona la vita gli uni gli altri senza aspettarsi nulla in cambio. Questo fa l’amore: non trattiene, ma dona; non possiede, ma si offre. Una sera parlando con un caro giovanotto, il quale mi confidava di avere da un paio d’anni un’altra ragazza e che sentiva di amarla, gli ho chiesto a bruciapelo: «Tu dici di amarla, ma sei disposto a dare la vita al posto suo?». Mi guarda un po’ stordito dall’impegnativa domanda, poi mi risponde: «Beh, per mia mamma, mio papà e mia nonna sì, per lei adesso no». «Ecco – gli ho ribattuto – allora non puoi dire di amarla ancora; le vuoi bene, magari ogni giorno di più, ma amare è un’altra cosa».

Cristo non ha promesso momenti facili a chi si ama, ma neanche illusioni fantastiche; ha assicurato la gioia: sì, la gioia a chi rimane in lui, a chi mette in pratica il comandamento dell’amore, perché chi ama come Cristo donando la vita, prova una gioia più grande di chi è amato. Questo è Dio: Colui che non pretende di essere amato, ma che ama incondizionatamente, è Colui che non sta a vedere chi e quanti lo amano, ma ama tutti indistintamente. Sta a noi far scorrere nella nostra vita questo amore che si dona e non vuole trovare altro da fare che donarsi.

L’amore è un dono così grande che si riversa oltre una coppia di sposi: la famiglia è infatti la bella istituzione nella quale si impara ad amare e si impara l’amore, si impara a guardare ai bisogni degli altri e non a ripiegarsi su se stessi e sui propri interessi. È nella famiglia che si impara la carità che ci fa sussultare della stessa gioia vissuta da Maria e dalla cugina Elisabetta e della quale Gesù ci ha detto: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». È la gioia di chi guarda al di là delle proprie finestre, non per curiosare, ma per accorgersi dei bisogni altrui, bisogni che vanno al di là del materiale, per guardare anche a quelle famiglie dove l’amore sembra scomparso e la separazione sempre avere il sopravvento. Una comunità di famiglie nelle quali circola l’amore di Dio, è una comunità che sa aiutare chi è in difficoltà non solo economica, ma anche matrimoniale, una comunità che non giudica, ma si fa prossima, si fa vicina, una comunità di famiglie che diventano l’immagine tangibile dell’amore di Dio, perché Dio è amore: questa è la gioia che fa sussultare, questo è l’amore vicendevole.

Cari sposi che oggi celebrate un anniversario particolare di matrimonio, spesso si chiede alle coppie anziane quale sia il segreto di tanta longevità matrimoniale: oggi non vi chiediamo nulla se non di mostrare alle coppie più giovani l’amore di Dio, quell’amore che vi ha unito e vi unisce e ci insegna che solo l’amore è la via della gioia vera che il Signore risorto dona a voi, a noi, all’umanità, quella gioia che viene dall’amore di cui il nostro mondo ha urgentemente bisogno, soprattutto per vincere la fragilità delle relazioni.