XVIII del tempo ordinario B

4 agosto 2024

 

«Che cos’è?», si chiede il popolo d’Israele, davanti alla manna; «Rabbì, quando sei venuto qua?» chiede la folla a Gesù dopo averlo ritrovato altrove rispetto al luogo dove aveva moltiplicato pani e pesci; «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?», chiede ancora la folla a Cristo, aggiungendo: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?».

Queste sono le domande che la parola del Signore ci offre, sono le domande poste dal popolo d’Israele di ritorno dall’Egitto e dalla folla che segue Gesù. I quesiti racchiudono sempre una curiosità, un desiderio di conoscere, di scoprire, di alimentare il nostro sapere. Sia il popolo che la folla avevano bisogno di alimentare lo stomaco più che il proprio cuore: gli uni sulla strada che dall’Egitto li avrebbe portati alla terra promessa, gli altri sul lago di Tiberiade dopo essere stati sfamati da Gesù gratuitamente. La curiosità sembra aprire spazi all’opportunismo di chi ha fame cercando di giocare al ribasso: massima resa, minima spesa. Il popolo d’Israele esigeva pane, ma senza la fatica di procurarselo, la folla cercava Cristo per avere pane senza tirar fuori un centesimo dalle tasche e questo Gesù lo rinfaccia apertamente: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». Si pone allora un’altra questione: per cosa cerchiamo il Signore?

Sono in chiesa ed entrano due nonni con i loro nipotini, li accompagnano davanti alla Madonna per accendere la candelina, recitare la preghierina seduti sul primo banco – per fortuna ci sono ancora questi nonni – e volgere un gesto d’affetto alla Vergine, con un piccolo bacio mandato con la mano o attraverso un semplice sguardo. Terminata la preghiera alla Madonna prendono la via d’uscita e arrivati al portone d’ingresso della chiesa la nonna invita uno dei due nipoti, quello che teneva per mano, a fare il segno della croce, mentre lei stessa si segna. E gli dice: «Bisognerebbe farlo tutte le mattine quando ci si alza, così Gesù ti accompagna». Non stiamo ad analizzare tutta la teologia dell’espressione, ma il succo, perché se è inesatto il fatto di fare segno di Croce e recitare le preghiere per essere accompagnati da Gesù, come se fosse il biglietto da pagare per l’assistenza domiciliare – poiché Gesù ci accompagna a prescindere – sono certo che quella nonna volesse insegnare ai suoi nipoti la bellezza di aprire e chiudere ogni giornata nel nome del Signore, proprio perché la nostra vita è nelle sue mani a prescindere. Sono certo che questo insegnamento tanto semplice ci dica anche l’importanza di metterci nelle mani del Signore, a prescindere. A prescindere cosa? A prescindere da ciò che vogliamo. Se, infatti, Gesù non avesse moltiplicato i pani e i pesci, siamo sicuri che quella numerosa folla lo avrebbe cercato a prescindere? Se il popolo di Israele non avesse sperimentato la fame del deserto, siamo certi che si sarebbe rivolto a Dio a prescindere? E noi, per cosa cerchiamo il Signore? A prescindere da quello che gli chiediamo o proprio per quello che vogliamo da lui perché supera le nostre forze di volontà?

A prescindere dunque non è un intercalare, ma una riflessione: siamo ancora convinti che basti un segno di croce la mattina per imbuonirci il Signore affinché faccia di noi ciò che desideriamo o vogliamo da lui, o non piuttosto quel segno di croce ci permette di aprire il nostro cuore per sentire in noi il bisogno e la fame di Dio? Siamo convinti che basti qualche preghierina per catturare l’attenzione del Signore o non piuttosto che queste ci aiutino ad entrare in sintonia con lui per comprendere ciò che conta davvero nella vita e ciò di cui abbiamo davvero bisogno? Egli stesso ha detto alla folla: «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Ma avranno capito che parlava di sé o avranno pensato ancora a un servizio di mensa gratuito? Avremo capito che abbiamo urgenza di cercare il Signore per sfamare i nostri bisogni di felicità e di eternità o siamo fermi alla convinzione di cercarlo affinché soddisfi quelli materiali o economici o di altra natura umana?